Lettera aperta al Corriere della Sera

Lettera aperta al Corriere della Sera

Milano 25.09.2024
Egregio Direttore Luciano Fontana,

in riferimento all’intervista del 23/9/2024 del giornalista Massimo Franco a Stefano Andreotti, figlio di Giulio Andreotti, gradiremmo esprimere la nostra opinione, chiedendoLe la cortesia di pubblicare queste brevi note.

Stefano Andreotti, a nome dei suoi familiari sostiene, con toni apparentemente sommessi, di sentirsi indifeso di fronte ad allusioni e accuse relative ai favori di Cosa nostra nei confronti del padre; accuse che non avrebbero trovato alcun riscontro nelle sentenze. Racconta anche un fatto (indimostrabile) in cui il generale dalla Chiesa avrebbe quasi pianto davanti ad Andreotti nel parlare delle divergenze ideologiche con il proprio figlio Nando.

Di sicuro, invece, il generale dalla Chiesa ha detto ad Andreotti che non avrebbe avuto riguardi per quella parte di elettorato alla quale attingevano i suoi grandi elettori.

Nel 1984 Nando dalla Chiesa scrive “Delitto imperfetto”, un libro coraggioso, non casualmente pubblicato prima in Francia e poi in Italia, che segna una svolta nell’analisi dei rapporti fra mafia e Stato e dimostra il rispetto e la stima che legavano il prefetto di Palermo a suo figlio.

Andreotti non è stato assolto perché il reato è stato commesso. Nell’ultimo grado di giudizio si cita il concetto di "concreta collaborazione" di Andreotti con esponenti di spicco di Cosa nostra fino alla primavera del 1980. Però il reato commesso non era più perseguibile per sopravvenuta prescrizione e quindi si è dichiarato il "non luogo a procedere" nei suoi confronti.

Le sentenze parlano di “un’autentica, stabile ed amichevole disponibilità dell’imputato verso i mafiosi”, cioè non si limitano ad affermare la generica e astratta disponibilità di Andreotti nei confronti di Cosa nostra e di alcuni dei suoi vertici, ma ne sottolineano i rapporti con i suoi referenti siciliani individuati in Salvo Lima, nei cugini Salvo e Vito Ciancimino.

La storia e gli atti delle commissioni parlamentari antimafia ci dicono che la politica, la classe dirigente e la società in Sicilia erano assoggettate al sistema mafioso e che i tramiti delle cosche facevano capo ad esponenti della corrente andreottiana, la più inquinata. Dalla Chiesa si scontrò proprio con quella sovranità mafiosa, come Falcone, Borsellino e il pool antimafia riusciranno a dimostrare nel maxiprocesso.

Così, da privati cittadini quali siamo, ci stringiamo con affetto a Simona, Rita e Nando, che da oltre quarant’anni si impegnano per difendere la memoria di Carlo Alberto dalla Chiesa.

Grazie per l’attenzione, un cordiale saluto.

Primi Firmatari:

Guido Fogacci; Raffaella Argentieri; Nando Benigno; Maria Grimaldi; Giuseppe Teri; Giovanna Procacci; Ilaria Franchina; Lucia Pomello; Michela Ledi; Patrizia Conti; Sabrina Riccardi; Simona Ravera; Francesca Petruccelli; Pietro De Luca; Riccardo Orioles.

Firme:

Chicca Domeneghetti; Rosario Pantaleo; Angela Gragnoletti; Alessandra Carta; Antonietta Del Vicario; Maria Donata Cotoloni; Coordinamento Libera Milano; Raffaella Bolari; Federico Ferri; Lia Mascheroni; Biancamaria Pizzi; Amelia Rinaldi; Francesca Castelbarco; Jole Garuti; Franco La Torre; Francesca Marchitto; Paolo Setti Carraro; Antonino Gullo; Alessandro Diano; Mariangela Farinotti; Maurizio Garbini; Stefano Morara; Victoria Mogavero; Paolo Intoccia; Cristina Tarzia Venturini; Francesca Bommarito; Silvia Bulletta; Duilio Catalano; Michele Papeo;